Il nome di
c.s. è la traduzione dell'inglese
printed circuit, creato per designare un sistema di connessione
completamente diverso dal classico cablaggio elettronico nel quale i diversi
componenti del circuito erano fra loro collegati con tratti di filo isolato,
saldato a stagno ai terminali. I
c.s. sono di origine relativamente
recente (come del resto tutta l'industria elettronica); se ne pone la nascita
generalmente nel 1940, anno in cui l'inglese Paul Eisler ottenne il primo
brevetto in merito. La loro grande diffusione iniziò dopo la guerra
mondiale, dapprima nel mondo dei calcolatori elettronici, poi negli apparecchi
radio e televisivi (soprattutto quelli allo stato solido, cioè
transistorizzati), nelle apparecchiature di controllo, nelle centrali
telefoniche, e così via. Le più recenti applicazioni si hanno
negli elettrodomestici (ad es. programma per lavatrici) e nelle automobili
(controlli elettrici). Il loro sviluppo si è svolto di pari passo con il
graduale passaggio dalle apparecchiature a valvole a quelle a transistori e
diodi e più recentemente a quelle a
circuiti integrati. In effetti
questi nuovi componenti sono adattissimi ad un montaggio su
c.s. I
vantaggi principali di questo montaggio rispetto al cablaggio tradizionale sono
i seguenti:
a) possibilità di montaggio e saldatura automatica dei
componenti;
b) semplificazione del montaggio;
c) riduzione di peso
anche di un fattore 10: 1;
d) produzione più uniforme e di
qualità meglio controllabile;
e) possibilità di
minimizzazione delle connessioni;
f) facilità di controllo del
circuito finito e di ricerca dei difetti (che può ad es. essere condotta
anche da un calcolatore elettronico opportunamente programmato;
g)
possibilità di organizzare il circuito in un sistema compatto e sempre
uguale, con risparmio di spazio e facile identificazione dei componenti. Fra i
principali svantaggi si possono ricordare:
a) difficoltà di
progettazione del circuito, che è essenzialmente piano, e quindi senza
possibilità d'intersezione fra diversi conduttori;
b)
amplificazione delle vibrazioni e degli effetti d'urto (compensata in generale
da una maggiore resistenza meccanica dell'insieme);
c) difficoltà
di ripartizione o di sostituzione di componenti difettosi o avariati;
d)
difficoltà di ricerca immediata di errori circuitali. Si deve quindi
concludere che il
c.s. è assolutamente vantaggioso in tutte le
produzioni in serie, realizzato e prodotto in un numero illimitato di esemplari;
se invece si deve costruire solo un'apparecchiatura o un numero molto basso di
esemplari può essere conveniente il cablaggio tradizionale. ║
Descrizione. Basilarmente un
c.s. è composto di una lastra
di materiale isolante detta supporto sulla quale sono tracciate delle
piste, costituite da lamine metalliche ottenute in modo opportuno, che
rappresentano tutto il sistema di conduttori di un certo circuito elettrico o
elettronico. In generale il supporto isolante è forato (i fori possono
essere metallizzati o no); in questi fori passano i reofori dei componenti
(resistori, transitori, diodi, condensatori, ecc).Questo permette di montare i
componenti tutti da un lato del supporto, e di eseguire tutte le saldature (tra
reofori e piste del circuito) sull'altro lato. Ciò è
indispensabile se si vuole automatizzare il montaggio o quanto meno la
saldatura. I
c.s. sono di tre tipi principali:
ad una faccia, a due
facce, multistrati. Quelli ad
una faccia hanno piste su un lato del
supporto, che è quello di saldatura; sono i più semplici e i
più diffusi per lavori poco impegnativi. È però difficile
realizzare in questo modo un circuito complesso, in quanto i diversi
collegamenti non devono mai intersecarsi. Quelle
a due facce posseggono
piste su entrambi i lati del supporto, e sono usati per circuiti complessi. Le
piste delle due facce sono fra loro collegate in molti punti, attraverso dei
fori metallizzati che collegano una pista su un lato con una pista sull'altro
lato. In tal modo si possono realizzare anche
ponti, cioè
intersezioni fra due conduttori senza contatto elettrico: basta far passare un
conduttore sull'altra faccia per un certo tratto per poter scavalcare un altro
conduttore con cui non si vuole il contatto. Il loro disegno può essere
reso molto complesso, e comprendere un circuito di moltissimi componenti. La
loro progettazione è più difficile, ma questa organizzazione dei
collegamenti su due piani permette una libertà molto maggiore. Sono i
più usati in lavori professionali (ad esempio calcolatori elettronici,
apparecchiature di controllo complesse, radar, ecc.). I
c. s. multistrati
detti anche frequentemente
multilayer, sono uno sviluppo
dell'organizzazione spaziale, che non è più su due piani ma su
molti. I conduttori, sotto forma delle solite piste metalliche, sono posti su
più piani (generalmente 3 o 4, separati da strati di materiale isolante:
fondendo insieme questi strati si ottiene un unico supporto che possiede piste
sulle due facce ma anche all'interno (su certi piani paralleli alle facce). Il
collegamento fra le piste delle due facce e con quelli presenti all'interno del
supporto si ottiene anche in questo caso con fori metallizzati, collocati con
opportune posizioni, in modo da collegare le varie piste solo nei punti voluti.
Questi circuiti sono di realizzazione difficile e molto delicata; inoltre
è impossibile la riparazione di una qualsiasi pista interna interrotta;
anche il collegamento per mezzo di fori metallizzati è alquanto ridicolo.
Per contro permettono la realizzazione di circuiti estremamente complessi, con
moltissimi collegamenti e molti ponti. Vengono quindi usati solo in casi molto
particolari, quando non ne è possibile la sostituzione con circuiti a due
facce. Parlando dei processi di fabbricazione del
c.s. trascureremo
quindi questo tipo di circuiti, data la loro limitata diffusione. ║
Processo di fabbricazione. Descriveremo brevemente le varie fasi
attraverso le quali si passa nella realizzazione di un
c.s. limitatamente
ai casi più comuni e ai processi più diffusi:
a)
Progettazione del circuito. È la fase più difficile del
processo o meglio, quella che richiede il maggior impegno. La stesura del
tracciato delle piste di un
c.s. equivale allo studio della realizzazione
piena del circuito elettrico. Il circuito deve riportare tutti i collegamenti
previsti dallo schema elettrico e nel modo esatto; inoltre bisogna tener conto
delle dimensioni dei vari componenti in modo che essi possano trovar posto nello
spazio loro assegnato sul circuito, senza interferenze dannose. Si deve anche
tener conto delle dilatazioni termiche, delle dissipazioni di calore da parte di
certi componenti e così via. Fatto ciò è necessario
minimizzare (compatibilmente con le interferenze dette) la lunghezza di tutti i
collegamenti, per avere un circuito più compatto, meglio funzionante e
con minor numero di difetti possibili. Si tracciano così tutte le piste;
nei punti di queste in cui si collega un componente si prevede una
piazzola cioè un ingrossamento della pista (di forma circolare,
triangolare, a otto, ecc.) in modo che la pista non sia interrotta dal foro in
cui passa il reoforo. Le piazzole sono anche necessarie per garantire un buon
contatto fra la pista e il reoforo del componente attraverso lo stagno di
saldatura. Il tracciamento del disegno di un
c.s. può porre dei
gravi problemi di natura topologica; molte Case hanno sviluppato quindi dei
programmi per eseguirlo mediante un calcolatore elettronico, dato che il
tracciamento manuale è estremamente laborioso in qualche caso quasi
impossibile. Ciò non toglie che piccoli circuiti possano essere tracciati
a mano in poche ore anche da una persona non molto esperta. In questa fase di
disegno - o come spesso si dice, di
layout - si possono anche prevedere
piste di diversa larghezza in funzione dell'entità delle correnti che in
esse circolano. La larghezza minima delle piste si aggira su 0,5 mm; la distanza
tra due piste contigue è almeno dello stesso ordine. Le piazzole vanno da
un diametro di poco più di 1 mm a diametri di diversi mm.
b)
Scelta del supporto. Il supporto può essere di varia natura,
purché isolante. Si può usare bakelite, vetro, alluminio o acciaio
verniciato, materie plastiche di tipo diverso, ceramiche. I supporti metallici
verniciati sono molto interessanti, ma danno luogo a problemi di isolamento
pressoché insolubili. Ad un supporto si chiede infatti un grande
isolamento, che si mantenga attraverso tutte le fasi di fabbricazione del
circuito e anche del tempo, nonostante gli agenti atmosferici e le variazioni di
temperatura e di umidità. Inoltre deve vere un basso indice di
dilatazione, deve essere meccanicamente robusto, resistere al calore di
saldatura, essere ben lavorabile, offrire buona adesione alle piste metalliche,
e così via. I supporti attualmente più in uso sono a base di
resine epossidiche rinforzate con fibre di vetro o, più raramente, con
carta. In casi particolari si usano anche supporti in bakelite o vetro o
ceramica. Fra i supporti di resine epossidiche con fibre di vetro (i cosiddetti
epossivetro oppure
epoxy-glass) ne esistono poi vari tipi per i
vari usi; molti di questi sono
autoestinguenti, cioè non bruciano
se non in presenza di una fiamma alimentata da un altro combustibile. Il punto
di partenza per la fabbricazione del circuito (nel caso di laminati plastici
tipo epossivetro, che è l'unico che tratteremo) non è il semplice
supporto ma il cosiddetto
copper-clad. Questo non è altro che il
laminato su una faccia del quale (o su due facce se il circuito finale deve
essere a due facce) viene posta una lastra di rame di 0,02 - 0,1 mm di spessore.
Questa può essere ottenuta per incollatura sotto pressione oppure per la
deposizione di rame per via chimica (
electroless) e galvanica.
c)
Trasferimento dell'immagine. In questa operazione si
trasferisce il disegno del
c.s. dal foglio da disegno (sul quale è
in generale ingrandito) al copper-clad. Può esser fatto in due modi. Per
via fotografica, si esegue un negativo del disegno che poi si proietta
per via fotografica sul copper-clad previamente rivestito con uno strato di
vernice fotosensibile. Il copper-clad riceve luce solo nei punti in cui dovranno
trovarsi le piste del circuito; in questi la vernice subisce modificazioni tali
(ad es. polimerizzazione) per cui diviene solubile in un opportuno solvente. Si
può quindi eliminare la vernice da questi punti, lasciando ricoperti
tutti quelli in cui non si devono formare le piste. Tutta la superficie del
copper-clad è ancora conduttrice, dato che il foglio di rame non è
stato toccato. Si può pertanto eseguire una deposizione elettrolitica di
metallo solo sulle piste e piazzole. Questo deposito può essere ad
esempio rame in un primo tempo(per accrescere lo spessore della pista) seguito
da argento o lega stagno-piombo al 60-63% di stagno
(V. STAGNATURA) o
lega stagno-nichel od oro (che richiede però un sottostrato di nichel,
altrimenti verrebbe pian piano assorbito dal rame sottostante). Quest'ultimo
strato ha la funzione di proteggere le piste non solo dall'ossidazione
successiva alla finitura del circuito, ma anche di proteggere le piste durante
l'operazione successiva. Questa consiste nell'eliminazione della vernice e del
rame del copper-clad nei punti in cui non passano le piste. Questo processo di
attacco è generalmente detto
etching, e il metallo deposto come
ultimo strato per impedire l'attacco delle piste viene chiamato
etching-resist. Con il
processo seriografico, si parte ancora
dalla riduzione fotografica del disegno del circuito, ma questa viene usata per
fare uno schermo serigrafico, del tutto identico a quello usato nella stampa per
serigrafia. Questo schermo viene poi usato per serigrafare il copper-clad
(come se fosse un foglio di carta) sul quale alla fine di questa operazione
risultano scoperte di vernice(e quindi suscettibili di ricevere un deposito
galvanico) solo le aree che costituiranno le piste e le piazzole. Il resto del
processo è del tutto identico a quanto detto prima per il processo
fotografico. I due metodi offrono entrambi vantaggi e svantaggi; quello
fotografico è usato per piccole produzioni di alta precisione; quello
serigrafico per lavori in grande serie. Nel processo ora descritto (sia
fotografico che serigrafico) l'elettrodeposizione avviene solo sulle piste e
piazzole che costituiranno il circuito finale: questo processo è pertanto
detto
pattern-plating (cioè deposizione sulle piste). Esiste un
altro processo detto
panel-plating (cioè deposizione sul
supporto), altrettanto diffuso. In questo caso il copper-clad viene sottoposto
ad una elettrodeposizione di rame per inspessire il foglio di rame; si passa
quindi alla serigrafia o alla vernice fotosensibile e si procede come sopra. Nel
caso di
c.s. sulle due facce, e quindi con fori metallizzati, il processo
si diversifica nelle prime fasi. Il copper-clad va forato (nei punti opportuni)
prima di dar luogo ad altre operazioni. Si procede quindi ad una ramatura per
via chimica dei fori; indi ad un'elettrodeposizione di rame galvanico per
aumentarne lo spessore e poi alle altre operazioni. In questo caso però
non si può evitare il copper-clad e partire direttamente dal laminato
plastico che viene forato e decappato in opportune soluzioni. La materia
plastica del laminato viene quindi sensibilizzata alla ramatura chimica per
immersione in un bagno a base di cloruro stannoso e poi in un altro a base di
ioni di palladio. Si procede quindi alla ramatura chimica seguita da una
ramatura galvanica e dal trasferimento dell'immagine. Esistono ora in commercio
anche laminati plastici già direttamente catalitici per il processo di
ramatura chimica. Per quanto riguarda l'(
etching) del circuito per
eliminare il rame dalle posizioni non volute si hanno diverse soluzioni secondo
i diversi metalli usati come
etching-resist. Se questo è oro (o
una sua lega ricca in oro) si può usare una soluzione di cloruro ferrico
e acido cloridrico. Se è stagno-piombo si può usare una soluzione
di persolfato amminico o una soluzione di anidride cromica e acido solforico. Il
processo di
etching generalmente automatizzato, è compiuto in
breve tempo (con le successive operazioni di neutralizzazione o lavaggio) in
macchine apposite. Nel caso di finitura in lega stagno-piombo, particolarmente
indicata per la buona stabilità, è opportuno far seguire
all'attacco una spazzolatura del circuito (per uniformare la lega) oppure una
rifusione della lega stessa, ad esempio nei liquidi altobollenti (glicoli
polimerizzati). Nel processo di
etching si ha sempre il fenomeno della
sottoincisione (o
undercut), che consiste nella parziale rimozione
del rame che sta sotto il metallo che fa da
etching-resist e che compone
quindi le piste; è dannoso alla qualità del circuito in quanto
riduce sensibilmente la sezione dei conduttori del circuito. Non è
possibile evitarlo completamente in quanto le soluzioni usate nel processo di
etching sono adatte appunto all'attacco del rame; un buon controllo del
processo può però consentire un'asportazione completa del rame
dalle zone che non fanno parte delle piste o piazzole senza una sottoincisione
troppo spinta. La sottoincisione viene definita quantitativamente come la
metà della differenza tra la larghezza del rame della pista vicino al
laminato e vicino al metallo protettore. Di solito è tollerata una
sottoincisione non superiore allo spessore del rame.
d)
Finitura.
A questo punto il circuito può considerarsi completo, anche se spesso si
eseguono altre operazioni di finitura. Una delle più importanti consiste
nella preparazione di una
contattiera per i necessari collegamenti con
altre parti elettroniche della macchina. La contattiera richiede in generale una
finitura diversa dai soliti
etching-resist. Infatti lo strato metallico
che ricopre i contatti deve essere caratterizzato da una sufficiente durezza e
resistenza dell'abrasione; inoltre non deve ossidarsi nel tempo e deve condurre
bene la corrente. Di solito le contattiere sono poste su un bordo del circuito e
vengono dorate con un bagno di oro duro (prima o dopo l'etching, secondo i
circuiti). In sostituzione dell'oro (che viene dato a spessore) si può
usare del rodio; recentemente è stato proposto anche il palladio.
Sistemata la contattiera, si procede all'esame della bontà del circuito.
Si controlla pertanto che le piste non presentino delle interruzioni o dei punti
di larghezza insufficienti; gli spazi di isolamento fra i correnti devono essere
sufficientemente larghi e non presentare tracce di metallo; i fori devono essere
ben metallizzati e centrati sulle piazzole, e così via. I correnti devono
aderire bene al laminato: si fa una prova di aderenza, tentando di distaccarli
facendo aderire ad essi un nastro adesivo opportuno e poi strappandolo via.
Oltre a questi difetti non ve ne devono essere di macroscopici, quali
screpolature o rotture del laminato, piste errate, ecc. Se il circuito non ha un
etching-resist metallico, il rame delle piste può ossidarsi. In
tal caso si rimuove la vernice che ha fatto da resist e si proteggono le piste e
le piazzole con una vernice opportuna, che viene facilmente rimossa
nell'operazione di flussatura che precede la saldatura. Se il circuito è
destinato alla saldatura automatica (meccanica) si deve dare sulla faccia da
saldare una vernice opportuna che impedisca allo stagno di aderire; tutto il
circuito è verniciato in questo modo per via serigrafica, eccetto le
piazzole su cui si deve saldare. Le vernici di questo tipo, molto diffuse sul
mercato, vengono comunemente chiamate
limitatori di saldatura o
solder-resist. Infine i circuiti se non sono usati subito, vengono
immagazzinati possibilmente in buste di polietilene sigillate, contenenti gel di
silice per impedire che l'ossidazione delle piazzole ne peggiori la
saldabilità. ║
Saldatura dei c.s. La saldatura può
essere fatta in modo assolutamente non convenzionale. I punti da saldare, si
è detto, sono tutti raggruppati su una sola faccia; la saldatura deve
avvenire fra reofori componenti e le piazzole che li circondano. Tutto il resto
è protetto contro l'adesione dello stagno dal limitatore di saldatura. La
saldatura meccanizzata (non parliamo di quella tradizionale, usata solo per
piccole produzioni) può essere di due tipi:
ad immersione e
ad
onda. La saldatura ad immersione (
dip-soldering), introdotta per
prima, va ormai scomparendo. In questo processo il
c.s. viene prima
trattato con un
flussante, che spesso è una soluzione di colofonia
eventualmente modificata o addizionata di sostanze attive, che ha lo scopo di
eliminare gli strati di ossidazione superficiale delle piazzole e dei terminali
dei componenti, in modo da migliorarne la saldabilità. In luogo di un
flussante a base di colofonia se ne può usare uno a base di acidi
organici. In tutti i casi il flussante, una volta asciutto, lascia una pellicola
di resina che non intralcia la saldatura ma nello stesso tempo protegge
dall'ossidazione le parti da saldare fino al momento della saldatura che avviene
al massimo 10-15 minuti dopo la flussatura. La saldatura ad immersione si
ottiene immergendo la faccia da saldare del circuito in un bagno di lega
stagno-piombo fusa e tenendovela per alcuni secondi,. Dopo l'estrazione si
può constatare che, se il processo è ben fatto, lo stagno ha
aderito solo nei punti voluti, formando delle saldature fra piazzole e reofori.
Naturalmente lo stagno non deve avere formato dei ponti fra due reofori diversi
o fra due piazzole, e tanto meno fra due piste. Ciò è ottenibile
soltanto con un buon limitatore di saldatura. La lega stagno-piombo è in
generale la lega eutetitca (63% di stagno 37% piombo) che fonde a 183°C; in
luogo di questa si può usare anche la lega al 60% di stagno che fonde a
temperatura leggermente superiore. Il bagno fuso è mantenuto a
210-240°C da un opportuno sistema termostatico. In generale il circuito
è immerso leggermente inclinato. Poi va tenuto orizzontale ed estratto di
nuovo leggermente inclinato per migliorare il risultato ed evitare saldature
troppo grasse, cioè con eccessiva quantità di lega. Il processo
può essere automatizzato e anche reso continuo, facendo scorrere il
circuito su una guida che lo porta a pescare e restare immerso e poi ad essere
estratto da un bagno di lega. La
saldatura ad onda, o
wave-soldering si va sempre più affermando. In questo processo il
circuito trattenuto da un opportuno telaio che scorre su due rotaie orizzontali
o inclinate verso l'alto, passa dapprima in una stazione di flussatura, nella
quale viene a contatto con flussante liquido che scorre a forma di onda
(flussatura ad onda) o che si trova sotto forma di schiuma (flussatura a
schiuma). Altri metodi di flussatura meno usati sono quelli a spruzzo o a
spazzole rotanti. Dopo la stazione di flussatura se ne trova una di asciugatura
e preriscaldo ad aria calda o irraggiamento o con entrambi i metodi.
Successivamente il
c.s. viene a contatto (naturalmente solo con la parte
da saldare, come nei casi precedenti) con un'onda di stagno fuso a
230-260°C che è ottenuta facendo uscire lo stagno fuso sotto
pressione da un ugello di forma rettangolare lungo quanto basta per interessare
tutto il circuito. Ogni punto del circuito resta a contatto con l'onda per un
tempo che va da 1 a 4 secondi(secondo le diverse macchine e velocità del
lavoro) quando basta affinché lo stagno aderisca nei punti voluti e formi
buone saldature. Segue un'eventuale stazione di lavaggio del circuito per
asportare residui di flussante. Anche nella saldatura ad onda, come in quella ad
immersione, la lega usata è di stagno-piombo al 63/37 o 60/40, e i
flussanti sono analoghi. In questo caso però si ottengono generalmente
risultati migliori. Anche la produttività di queste macchine è
molto elevata: il circuito passa sull'onda di stagno ad una velocità di
0,5-3 m/minuto, onde una saldatrice di medie dimensioni può effettuare
anche 100.000 punti di saldatura l'ora. Il processo di saldatura ad onda
è molto delicato ma, oltre alla grande produttività, può
anche dare saldature molto più sicure di quelle effettuate a mano con
molto maggior dispendio di tempo. ║
Montaggio dei componenti.
Può essere effettuato manualmente: per grandi produzioni si ricorre
all'inserzione meccanica di almeno una parte dei componenti. In tal caso essi
vengono acquistati per lo più nastrati; la macchina provvede al taglio
dei terminali alla lunghezza voluta e al loro posizionamento nei fori del
circuito. Ogni macchina può inserire uno o più tipi di componenti.
In questo modo si realizza un risparmio di mano d'opera e anche una maggior
sicurezza che i componenti siano inseriti esattamente. ║
Incapsulamento. Per certi usi (ad esempio militari) si vuole che tutto il
circuito, componenti compresi, formi un blocco compatto, in modo da poter
sopportare anche maltrattamenti senza pericolo di rottura. In questo caso
l'intero circuito viene incapsulato in una resina che lo sigilla. Naturalmente
essa deve avere opportuni requisiti elettrici e di resistenza al calore
(prodotto da certi componenti durante il funzionamento) oltre che
all'umidità, ecc. In molti casi i circuiti così sigillati possono
funzionare senza riportare danni. Fra le resine più usate sono quelle
epossidiche, siliconiche, poliuretaliche e polistiroliche. Particolari
rivestimenti devono poi essere adottati per i
c.s. usati su satelliti e
astronavi. Essi devono essere in grado di resistere a condizioni ambientali
molto severe quali il vuoto più assoluto, escursioni termiche rilevanti,
ambiente con il 100% di ossigeno e così via.